GLI INSEGNAMENTI DEL CICLISMO

La pratica del ciclismo, come di ogni attività sportiva, può essere vista come una metafora del percorso di una vita, con le sue salite e discese, e i suoi insegnamenti.

Il ciclismo è stato definito lo sport più duro del mondo e come tale può essere visto come metafora di vita. Ma il ciclismo, la strada e le impegnative salite hanno dei contenuti nascosti che potremmo paragonare a veri e propri insegnamenti.

La vita, cosi come la pratica del ciclismo, sono un lungo percorso che senza la giusta direzione non porta ad un obiettivo. Al suo interno possiamo trovare le dure salite paragonabili alle difficoltà del quotidiano, tratti di pianura e tratti di rilassante discesa.
Ma che cosa ci insegna il ciclismo nella sua pratica?
Caparbietà e tenacia, altruismo, disciplina e costanza.
Elementi che nella formazione di un individuo sono punti focali per affrontare la nostra quotidianità. Con il ciclismo si allenano inconsapevolmente, insomma possiamo confermarlo, è una palestra e scuola di vita.

Ragazzi, “vita”, “salute” e “sport”, sono un tutt’uno. La vita si restringe o si espande in proporzione al nostro coraggio; non è disabile chi non può usare le gambe, ma chi non usa il cervello.
Lo sport non forma il carattere: lo rivela.
Lo sport non ammette scorciatoie: più tempo dedichi a quello che fai, più riuscirai a migliorarti.
Il miglior riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava ma ciò che si diventa grazie a essa.

Ragazzi, esiste una medicina che ci fa sentire bene, ci rende più belli, fa crescere i bambini sani ed è una ottima scusa per passare del tempo con chi ci fa stare bene. Tiene anche alla larga dalle cattive compagnie, mantiene il cuore in forma e allontana, come anche ci fa scoprire, molte malattie o anomalie nella salute.
La medicina dei miracoli è il ciclismo fatto bene, insieme lo sport.

Ragazzi, il ciclismo insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere, non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri, insegna a vivere.
E vincere non è solo sorpassare gli altri, è sopratutto superare se stessi.

A tutti i nostri giovani ragazzi ciclisti, che spero essere delle futuri promesse, non dico che sarà facile, vi dico che ne varrà la pena.
Andrete a vivere una vita diversa dai vostri coetanei. Salterete le feste, farete cose che sembrano surreali per i vostri amici, direte no a tante cose che non servono, direte sì allo sport e ai sani principi della vita, prima come uomini e poi come atleti, direte sì alla fatica, alla rinuncia, direte sì al mal di gambe, al vomito post ripetute, al freddo, al caldo.
Chiedetevi però per voi stessi se ne vale la pena, perché principalmente dovete farlo per voi.
Non mollate, creiamo una sana e nuova cultura sportiva. Lasciatevi ispirare dai veri campioni della bici ma anche nella vita.

Ragazzi, molte volte penserete che quei "personaggi” in una squadra, sopratutto il Direttore Sportivo (abbreviato DS) alla guida dell'ammiraglia sia un sadico seduto comodamente al caldo in inverno ed al fresco dell'aria condizionata durante l'estate più torrida.
Che sia quello che può sgarrare durante i pranzi e le cene, mentre i suoi ragazzi devono stare a stecchetto. Che sia quello che non conosce la fatica e che voglia il massimo e l'estremo dai suoi ragazzi. Ma in realtà voi dovete sapere che soprattutto lui, perché è al seguito della corsa, ma anche tutto lo staff, VIVE per loro.
Che lui è il primo ad alzarsi al mattino e l'ultimo ad andare a letto. Che lui una volta passato il km zero è il primo a soffrire insieme ad i suoi ragazzi. Che lui appena sente da radio corsa che c'è stata una caduta già è con il pensiero verso i suoi ragazzi. Che lui è quello che dentro gli auricolari "gli romperà anche le “P….” ma È L'UNICO CHE RIESCE A TIRARE FUORI DAI SUOI RAGAZZI QUELLE ENERGIE CHE ORMAI SVANITE (GRAZIE ALLA SUA VOCE) MIRACOLOSAMENTE RIEMERGONO.
Che lui è quello che anche se ha un campione in squadra, tratterà allo stesso modo tutti gli altri. Che lui molte volte è quello che qualche anno prima è stato un “semplice” corridore con un sogno nel cuore: IL ClCLISMO. Questo significa essere un Direttore Sportivo, ma tutto questo significa di più, essere una SQUADRA e una FAMIGLIA, insieme TUTTO lo STAFF integrante dal prima al ultimo. Ma sopratutto i veri protagonisti siete VOI, grazie a noi e con noi.

Dopo quasi nove anni in cui sono su una carrozzina, adesso addirittura su una nuova, superleggera e nello stesso tempo pratica, progettata e realizzata unicamente su misura per me, per continuare a migliorare la mia vita e le attività quotidiane, sono convinto che una vita piena si raggiunge solo se si è fiduciosi e tenaci da non arrendersi mai.
Oggi, dopo avere ricevuto anche una nuovissima possibilità tecnologica (un esoscheletro particolare) fortemente voluta da me, ma costruita con tutti, ritornare in piedi e fare qualche passo anche solo per un breve momento e tratto corto, (impatto fisico breve, pesante ma anche emotivamente particolare) che però sembrava una eternità in tutti i sensi, guardare il mondo di nuovo da questa altezza, dal mio metro e settantaquattro centimetri, è un emozione indescrivibile.

Tutto questo da sempre, dal mio primo giorno in carrozzina ad oggi grazie al supporto e collaborazione professionale nel ambito, la tecnologia che avanza e ci si confronta. In questo caso, l’esoscheletro, dopo attenta valutazione, pianificazione e preparazione, mi ha permesso di rimanere in piedi e di camminare (brevemente ma intensamente) e di provare insieme una emozione forte psico - fisica, paragonabile quasi come la prima volta al nastro di partenza della mia prima gara ciclistica ufficiale.
Un risultato non da poco, anche se ancora molte di queste macchine sono in fase di sperimentazione.
Ma chi ha avuto la fortuna di provare un esoscheletro professionale, ha visto la sua vita per un attimo cambiare in modo positivo a riguardo.

Questo sogno è diventato solo per un attimo intanto realtà anche per me, la robotica ha cambiato il presente e si spera che prima possibile potrà essere una realtà futura certa e accessibile per tutti.
Sono passati tanti e diversi anni da quando sono riuscito a tornare in piedi, quindi è stato travolgente. Non è solo per la gioia di essere in piedi, è la differenza che fa il modo in cui ti senti anche in seguito all’esperienza, sia psicologicamente che fisiologicamente.
La passione e l’entusiasmo consentono di superare anche gli ostacoli più difficili nel percorso di vita, in questo contesto si deve fare della propria disabilità un punto di forza per arrivare a nuovi traguardi. Ci si può accontentare di sopravvivere, spendendo il proprio tempo a lamentarsi della propria condizione, invece la decisione deve essere di vivere fino in fondo e di accarezzare sogni, avere visioni che parevano irrealizzabili.
Nel mio caso il denominatore della mia storia è lo sport. Non solo come indispensabile strumento di riabilitazione e rieducazione funzionale, ma anche come opportunità di dedicarsi a qualcosa con grinta, di misurarsi con i limiti e sentire il proprio corpo, imparare a superare senza lasciarsi andare alla prima difficoltà anche e sopratutto nella vita, nella propria struttura e impegni quotidiani.
Sono emozioni condivise tra gioie e lacrime, sopratutto per se stessi insieme solo a chi ti rispetta e dimostra il valore che meriti.

Grazie a tutti; e con questo “tutti” ognuno potrà riconoscersi in ciò che ha rappresentato nella mia vita passata, presente e futura.

Il GUERRIERO